La vittoria dei Maneskin all’Eurovision fa ancora rumore. Non solo per le sterili polemiche sulla presunta assunzione di droga in diretta da parte di Damiano, il frontman della rock band di Roma, ma proprio per la storia del gruppo. Da via del Corso alla vetta dell’Europa, è il titolo più ricorrente per i ragazzi che iniziato suonando per le strade del centro, come tanti busker del nostro paese e sono arrivati a vincere l’Eurovision Song Contest, oggi la competizione musicale più vista del mondo. Certo c’è stato Toto Cutugno 31 anni e prima ancora la grande Caterina Caselli, ma oggi le cose sono diverse. Ha detto bene Manuel Agnelli, rocker e frontman degli Afterhours – una delle miglior band degli ultimo 20 anni nel nostro paese: “Adesso cambia tutto. L’Italia non sarà più solo pizza e mandolino!”
Fu proprio Manuel Agnelli a “guidare” i Maneskin nell’edizione del talent show X Factor del 2017 e poi a portarli in finale. Poi c’è stato il Sanremo della pandemia e adesso questa vittoria che porterà lo show musicale più visto al mondo ad essere organizzato nel nostro. E dal nostro paese. Che significa? Tanto. Innanzi tutto che le strategie dell’industria culturale italiane dovrebbero essere più attente e quelle che sono le tendenze nascenti e non solo seguire filoni già ben in evidenza. Era evidente che di cloni-trapper senza qualità e differenza le playlist erano sature! Come gli show tv che oggi guardano i loro i loro magri risultati e si chiedono perché senza accorgersi che sono rimasti a strategie di spettacolo di fine millennio.