Franco Battiato è morto. Il cantautore siciliano si è spento a 76 anni. L’annuncio è stato dato dalla famiglia e le esequie si terranno in forma strettamente privata. Se ne va un’artista che ha allargato i confini della canzone e dello spettacolo sin dai suoi inizi. Difficile dire quale sia la sua canzone più importante. Ognuno ha la sua. Nel cuore e nelle orecchie. Battiato è ancora vivo e lo sarà sempre, esempio limpido di come cultura, spettacolo, arte siano ciò che non ha limiti e che davvero riempie di senso e grazia le nostre vite. Mentre scrivo queste poche righe riecheggia fra le mura del mio studio “Voglio vederti danzare” che parla dei “ritmi ossessivi dei riti tribali” unendo riti sciamani, balere estive e coppie di anziani che ballano vecchi valzer viennesi. Questo è lo spettacolo, questa è l’arte, questa e la cultura: liberazione. Sono tantissime le fasi artistiche ed i sentieri che il genio della Trinacria ha percorso, riuscendo sempre a mescolarle. Impossibile dimenticare che nel 1992 Battiato fece un memorabile concerto a Bagdad esibendosi anche in arabo.
Il maestro ci ha insegnato che esistono dei confini e dei limiti e che come uomini possiamo usscire dai nostri confini, superare le forme per crearne sempre nuove attraverso i media, ala comunicazione, l’arte. Un cardine del significato di essere “umani”.
Tutti cerchiamo sempre “un centro di gravità permanente”. Forse non è possibile, ma quella ricerca è quella della liberazione.
Il Premio Ausonia saluta il maestro siciliano che rimarrà sempre con noi. Un immenso grazie e Arrivederci.
Simone Corami