La pandemia da covid ha accelerato quei cambiamenti nello spettacolo che erano già in atto viste le nuove tecnologie di fruizione. Tutti sostengono l’importanza del tornare alla socialità, allo spazio buio dove condividere uno stesso evento: cinematografico o teatrale poco importa. Eppure è impossibile ignorare quanto lo streaming sia diventato fondamentale. Non parliamo solo della fruizione, ma anche della stessa produzione di contenuti artistici, visto che alla prossima cerimonia degli Oscar i candidati più accreditati sono titoli prodotti dai grandi operatori come Netlix ed Amazon. Non solo loro, a livello mondiale un po’ tutte le major dell’intrattenimento sono scese in campo al loro inseguimento. E’ necessario fare i conti col passaggio dal buio della sala al buio dei salotti e non solo strapparsi le vesti, ma cercare di capire come far interagire le potenzialità della modalità di spettacolo. La nostalgia non è mai un antidoto, anzi di solito è deleteria per trovare soluzioni.
Certamente sale e palchi sono diversi. Lo sappiamo. Però non è la prima volta che cambiano le regole dello spettacolo: una volta si andava la sera al bar per vedere la tv, oggetto che oggi è entrato non in tutte le case del mondo, ma in tutte le stanze del mondo. Senza contare la vera rivoluzione della fruizione che è quella legata agli smartphone. E da noi è stato un fiorire di realtà locali: surrogavano la chiusura delle sale, e alle sale (talvolta) facevano riferimento. Che ne sarà di loro? Lionello Cerri dell’Anteo, che in streaming significa #iorestoinsala, è convinto che l’esperienza dell’online non finirà, ma verrà potenziata: «Abbiamo scoperto che l’“extra” che si può veicolare in streaming è trainante. La sala resta il pilastro, ma conviverà con la piattaforma. L’importante è stare attenti a non rompere il fragile equilibrio».
C’è un fattore che è fondamentale nel ragionare di queste cose e che non può essere tralasciato parlando di cambiamenti così radicali: la mobilità. Oggi viviamo in un insieme di società con forte mobilità e non possiamo pensare che i luoghi e le abitudini restino sempre le stesse.
Ho raccolto qui delle considerazioni trovate su alcuni articoli che riguardano il tema che mostrano come esistano esperienze anche italiane circa questo passaggio, passaggio che sta avvenendo anche grazie alle possibilità dei tanto vituperati social network. Resto convinto che le crisi ed i relativi cambiamenti si debbano affrontare senza sconforto e panico, perché è il peggior atteggiamento da avere.
Buona Lettura
Simone Corami
“Conferma Guido Casali, direttore di Nexo+ e socio fondatore del Cinemino. «Il mercato si stava già modificando: da anni era in corso una crisi. La pandemia l’ha solo accelerata. La sala, che è e resta anche insostituibile esperienza sociale e collettiva, andrà ripesata come offerta e come spazio. Quanto allo streaming, resterà, riempito di contenuti che arricchiscano il “piatto principale”, vero valore aggiunto per avvicinare anche nuovo pubblico».
Dal loro osservatorio privilegiato, oltre ai “si dice” sull’Odeon, i due escludono che a Milano siano possibili altri casi di chiusure o di ridimensionamenti. Ma concordano che la partita si giocherà nell’estate. E qui molto dipenderà dalla disponibilità di film nuovi e appetibili.
Stesso discorso per il teatro. A partire dalla voce autorevole di Claudio Longhi direttore del Piccolo: dello streaming, mai più senza. Un po’ tutti i teatri milanesi hanno imparato a navigare in questo mare sconosciuto: l’online non c’era, o c’era poco; ora non ne potranno fare a meno. Anche perché si è investito parecchio: in termini di innovazione e di progettualità. Si tratterà di farlo “rendere”.
Proprio ora che la riapertura pare imminente (seppure incerta), l’offerta si arricchisce e diversifica: web tv, piattaforme, cicli teatrali a pagamento, rassegne gratuite, laboratori, dietro le quinte e prove, recupero degli archivi, podcast, incontri con gli autori e gli attori. Persino il mondo della musica sinfonica si è organizzato. Qualche esempio? Il neonato “PiccoloSmart” dello Strehler; il progetto “Invitro” di teatro on demand; l’esperienza generosa dei teatri Menotti, No’hma o Pacta che hanno messo online pezzi della stagione. Dal 26 aprile il podcast “Phoenicopteridae-La verità del fenicottero” del Collettivo Inciampo, proposto dal Teatro i. Lo spettacolo interattivo per adolescenti “Il migliore dei mondi” produzione Elsinor per il Teatro Fontana dal 30 su Twitch. L’attività di piattaforme come OnTheatre Tv: qui ha trovato spazio la rassegna “Ieri e oggi” che Teatro 2.0 Live Streaming ha messo in scena e registrato appositamente per il digitale. Per non parlare della “scoperta” di celeberrime realtà internazionali.
Insomma, anche per il teatro lo streaming è moltiplicatore: di spettatori, di esperienze, di offerte. Vi accederà chi non se lo poteva permettere per ragioni economiche o per via della distanza, mentre gli “extra” saranno uno stimolo ulteriore alla visione dal vivo. La rivoluzione è appena iniziata. Ed è tutta da studiare.”